L’uso di sostanze stupefacenti tra i giovani (droghe, alcol, tabacco) è in costante e preoccupante aumento da anni. Tragicamente, l’età in cui si inizia a farne uso si sta abbassando, raggiungendo ormai anche i giovanissimi al di sotto dei 14 anni. In questo contesto, l’investigatore privato può rappresentare un alleato fondamentale, aiutando le famiglie ad individuare situazioni di rischio legate all’abuso di sostanze stupefacenti e fornendo un supporto concreto per monitorare e proteggere i propri cari. Di seguito, offriamo una panoramica generale sulle sostanze stupefacenti, con un focus specifico sull’abuso tra i giovani e sull’importanza del rapporto tra genitori e figli nel prevenire e affrontare tali problematiche.
Quale distinzione è possibile fare tra le sostanze stupefacenti?
È stimato, in difetto, che almeno un adolescente su quattro abbia usato almeno una volta sostanze psicoattive. Tra queste, la cannabis occupa il primo posto, seguita dall’alcol, spesso consumato in maniera episodica (durante serate tra amici, feste o weekend). A ciò si aggiunge l’uso di sostanze erroneamente definite “droghe pesanti”, come cocaina, anfetamine ed eroina. Abbiamo specificato “erroneamente” rispetto la definizione di droghe pesanti in quanto è una distinzione estremamente fuorviante e tendente a far credere che quelle leggere siano meno pericolose. Paradossalmente, i cannabinoidi – comunemente classificati come droghe leggere – possono essere, soprattutto nei giovani, altrettanto dannosi, se non addirittura più pericolosi, delle cosiddette droghe pesanti.
La distinzione tra droghe “legali” e “illegali” è altrettanto fuorviante, poiché induce a pensare che le sostanze legali siano più sicure solo perché autorizzate dalla legge. Tuttavia, l’alcol è responsabile di gravi danni cognitivi e sociali, mentre il fumo di sigaretta è universalmente riconosciuto come una delle principali cause di tumore a medio-lungo termine. A questo si aggiungono le amfetamine, sempre più diffuse sul mercato sotto forma di nuove molecole estremamente dannose per i recettori cerebrali. Queste sostanze, in molti casi, provocano alterazioni irreversibili e danni cognitivi il cui impatto, come l’insorgenza di demenze precoci, sarà visibile solo nel lungo periodo.
Quali azioni attuare di fronte all’uso di sostanze stupefacenti?
I genitori di oggi, spesso sopraffatti dai numerosi impegni quotidiani, finiscono per accorgersi solo tardivamente dell’eventuale uso di sostanze da parte dei propri figli. Quando ciò avviene, le prime reazioni messe in atto sono raramente efficaci e, in molti casi, rischiano persino di peggiorare il rapporto genitore-figlio. Questo aumento della distanza emotiva è spesso alla base del disagio che spinge il minore a cercare rifugio nell’uso di sostanze, tentando di colmare un vuoto interiore. È quindi fondamentale prestare attenzione a tutti i segnali che potrebbero indicare un disagio psicologico, come cambiamenti improvvisi di umore o personalità, episodi di aggressività eccessiva, variazioni repentine delle abitudini, atteggiamenti oppositivi o una tendenza a mentire. Il disagio, infatti, rappresenta sempre il terreno fertile su cui i giovani iniziano a cedere alle tentazioni.
L’investigatore privato è in grado di raccogliere prove che possono documentare l’effettivo uso di sostanze stupefacenti. Allo stesso modo è fondamentale intervenire immediatamente con azioni e comportamenti efficaci, preferibilmente avvalendosi del supporto di un professionista qualificato, come uno psicologo, uno psicoterapeuta o uno psichiatra. Infatti, risulta essenziale attivare dinamiche intrapsichiche emotive-affettive personali che vanno ben oltre la semplice informazione sui danni legati all’assunzione di sostanze. Difficilmente il genitore, da solo, riesce a mantenere quel giusto grado di distanza terapeutica necessario a capire il giusto modo di comportarsi. Bisogna evitare di mettere in atto comportamenti, anche se in buona fede e dettati dall’amore e dalla preoccupazione, totalmente parossistici e contradittori, che non fanno altro che aumentare la distanza emotiva tra genitore e figlio, aggravando ulteriormente il problema.
Baroncini Investigazioni: indagini per la tutela ed il controllo dei minori
In questa delicata fase, se si inizia a sospettare qualcosa ed il rapporto tra genitore e figlio impedisce un dialogo chiarificatore e sincero, potrebbe essere opportuno attivare un controllo a distanza. Ad esempio, attraverso un’indagine svolta da un’agenzia investigativa specializzata. Infatti, il primo errore che un genitore tende a commettere è quello di non voler sapere. Spesso la così tanto (giustamente) osannata tutela della privacy del minore nasconde in verità una, più o meno inconscia, “superficialità/delega educativa” da parte del genitore.
L’investigatore privato è autorizzato a svolgere indagini per accertare eventuali frequentazioni negative nonché l’eventuale uso di sostanze stupefacenti da parte di giovani. I giovani, soprattutto in età adolescenziale, attraversano una fase delicata tra insidie e tentazioni pericolose. Essere pienamente informati è il primo passo per proteggere e guidare il proprio figlio. Operando con massima riservatezza e professionalità, forniamo supporto a tutti i genitori che stanno riscontrando nel rapporto con i propri figli dinamiche complesse da gestire.
L’articolo è stato scritto dal dott. Paolo Baroncini – medico psichiatra, psicologo, psicoterapeuta con pluridecennale esperienza nella tutela ai minori e nel trattamento delle dipendenze patologiche – responsabile della nostra Divisione di Psicologia Investigativa.
La nostra sede si trova in Strada Maggiore 3, a Bologna. Per una prima consulenza gratuita, potete contattarci qui:
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