In qualità di Agenzia Investigativa ci occupiamo spesso di casi complessi e delicati, come quelli di stalking, molestie e violenza, dove le vittime sono prevalentemente donne. Questi interventi richiedono un’estrema sensibilità e professionalità, poiché le vittime si trovano spesso in situazioni di grande vulnerabilità emotiva e psicologica. Ogni caso necessita di un approccio mirato per garantire protezione, supporto e raccolta di prove in modo da assicurare alla vittima la massima sicurezza e tutela legale.
Le sfide psicologiche ed emotive affrontate dalle vittime
Di fronte a donne vittime di violenza emerge una sofferenza profonda, segnata da emozioni intense e spesso contrastanti. Da una parte la rabbia e la paura, dall’altra un dolore difficile anche solo da esprimere. Quest’ultima emozione si potrebbe dire che è persino più difficile da gestire e perniciosa della paura.
In effetti, la paura è una reazione fisiologica e un’emozione primaria, che siamo geneticamente predisposti ad elaborare e superare. Quella sofferenza, invece, intrisa di vergogna e di sensi di colpa, data dall’essere vittima proprio da parte di chi diceva di amarci e che noi amavamo, non è affatto fisiologica. Non siamo biologicamente predisposti a difenderci da questo tipo di dolore, che risulta essere, per sua natura, psicologicamente devastante e patologico. È come se una lama di coltello ci traforasse la pelle, poi il derma, poi il tessuto connettivo, fino a penetrare all’interno degli organi stessi, lacerandoli e lì rimanervi.
Questo tipo di sofferenza è del tutto paragonabile alla sofferenza del bambino che subisce abusi fisici o morali da parte di un suo genitore o comunque dell’adulto di riferimento affettivo, di cui dovrebbe invece fidarsi e che dovrebbe proteggerlo (se non è questo l’Amore allora proprio non saprei cosa sia). A tutti gli effetti la violenza contro le donne è violenza contro il bambino. E come quel bambino innocente, la vittima di “violenza amorosa” si sente paradossalmente lei stessa in colpa, fino persino al credere, anche solo a livello inconscio, di meritarsele quelle violenze.
Come reagire per superare le violenze psico-fisiche
Le donne vittime di violenza devono riuscire in primis a riversare tutta la colpa sull’altro, senza “se” e senza “ma”. Di fronte alla violenza, di qualsiasi forma, anche solo psicologica, fatta di denigrazioni, svilimento, sudditanza, paura, non si deve avere il minimo tentennamento. Tutta la colpa e responsabilità deve essere solo ed esclusivamente dell’altro. Il tempo per confrontarsi, riesaminare le dinamiche di coppia e cercare di comprendere deve giungere al termine, definitivamente.
Quando l’altro commette atti di violenza (è importante ripeterlo, non solo fisica, ma anche psicologica) esiste un’unica risposta possibile: il momento della “forza dell’Io” e della chiusura definitiva della relazione. I sentimentalismi, gli psicologismi, i buonismi, non devono più trovare spazio. Questa è la differenza di cui può godere l’adulto rispetto a quel povero bambino impotente. Se è vero che spesso anche l’aggressore è stato, a sua volta, un bambino vittima di violenze (talvolta subite o assistite in ambito familiare) e che, dal punto di vista psicologico, meriterebbe aiuto, è altrettanto vero che l’unico modo per favorire una sua eventuale presa di coscienza è porlo di fronte ad un muro invalicabile. Un muro in cui pentimenti momentanei, subdole ammissioni di colpa, promesse di cambiamento, dichiarazioni di amore eterno e lacrime di coccodrillo non trovano più spazio né potere. Se realmente cambierà, altri ne godranno, non noi.
Purtroppo, per sua natura femminile e materna, la donna è spesso portata a giustificare le azioni altrui, a mettere se stessa in discussione e a farsi carico delle colpe. Queste colpe, radicate in una cultura che storicamente ha privilegiato una visione maschile, risentono di una mentalità primitiva, in cui il potere era detenuto da chi impugnava la clava più pesante.
Baroncini Investigazioni: scopri la nostra Divisione di Psicologia
L’articolo è stato scritto dal dott. Paolo Baroncini – medico psichiatra, psicologo e psicoterapeuta – responsabile della nostra Divisione di Psicologia Investigativa. La Divisione è stata creata per offrire un supporto completo al cliente che, oltre a necessitare di un’indagine investigativa, richiede anche un aiuto psicologico, fornendo consigli pratici su come affrontare al meglio la difficile situazione.
Nei casi di donne vittime di violenza è di grande utilità l’aiuto di uno psicologo-psicoterapeuta. Quest’ultimo, oltre a dare vicinanza, rielaborazione e conforto, può anche iniettare vere e proprie soluzioni endovena di “Forza dell’Io” ed evitare così tentennamenti, giustificazioni o assunzione indebita di sensi di colpa.
Soprattutto in situazioni in cui sono coinvolti figli minori, che necessitano di particolare protezione, può rivelarsi fondamentale anche rivolgersi a professionisti come l’investigatore privato. Questi esperti, attraverso la raccolta di prove, possono facilitare l’adozione di misure deterrenti e restrittive da parte della Magistratura (come quelle previste dal “Codice Rosso”), contribuendo anche a far sentire la vittima meno sola nel suo percorso di recupero.
La nostra sede si trova in Strada Maggiore 3, a Bologna, ma operiamo in tutta Italia. Per una prima consulenza gratuita, potete contattarci qui:
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